Si sente parlare spesso di defiscalizzazione del registratore di cassa, ma cos’è? E quando dev’essere fatta? Il registratore è un apparecchio che viene utilizzato dai commercianti affinché possano rilasciare alla clientela lo scontrino fiscale.
A regolamentare quanto scritto vi è l’articolo 7 del decreto del 4 aprile del 1990 dettato dal Ministero dell’Economia e finanze (MEF). La cosiddetta defiscalizzazione deve avvenire nel momento in cui il registratore di cassa viene dismesso.
Come inoltrare la richiesta di defiscalizzazione del registratore di cassa
Ma come avviene il procedimento? È tutto relativamente semplice, ecco infatti tutti gli adempimenti da portare a termine:
- Dichiarare all’ufficio IVA appartenente all’Agenzia delle Entrate di aver dismesso il registratore di cassa. Il termine massimo è entro il giorno successivo a quando viene disinstallato l’apparecchio.
- Un tecnico dovrà occuparsi della stampa integrale e di conservare tutti i dati fiscali presenti nella memoria del dispositivo in merito alle operazioni effettuate in precedenza.
- Il tecnico si dovrà preoccupare di annotare la corretta disinstallazione del registratore di cassa sul libretto fiscale che viene consegnato ad inizio attività.
Sanzioni previste in caso di omissioni
Nel caso in cui si omettesse tale adempimento, verrà applicata la sanzione come previsto secondo l’articolo 11, Comma 1 del Decreto Legislativo numero 471 dell’anno 1997. Tale pena prevede una multa minima di 250€ fino a 2.000€ massimo.
Per defiscalizzazione si intende quel momento in cui il proprietario dell’attività in chiusura, decide di “cessare le sue vendite fiscali”. Da quel momento in poi, il registratore di cassa non sarà più possibile utilizzarlo, dunque non è più possibile erogare scontrini.
Opzioni previste per la defiscalizzazione
Le opzioni per defiscalizzare il registratore di cassa sono due: farlo fare al tecnico presso la propria attività, oppure inviarlo all’azienda che lo ha venduto. Il professionista è incaricato (dopo aver estrapolato tutti i dati necessari), a sigillare e bloccare definitivamente l’apparecchio fiscale.
Prima dell’anno 2014, la procedura di comunicazione all’Agenzia delle Entrate era differente, poiché era d’obbligo inviarla tramite raccomandata con ricevuta di ritorno. Oggi invece, la comunicazione è diretta grazie all’immediatezza telematica.
Affinché la procedura di defiscalizzazione possa esser ritenuta valida, è importante tener conto dei dati del cliente che ha utilizzato l’apparecchio, i dati contenuti nel registratore di cassa e la data di dismessa.
La conservazione del registratore
Al fine di evitare sanzioni di vario genere, il registratore di cassa dev’essere tenuto dall’ex proprietario per un tempo massimo di dieci anni (oltre alle scritture contabili). Ciò è estremamente importante, poiché potrebbe tornare utile nel caso in cui nel tempo venisse effettuato un controllo.
Trascorso il periodo decennale, il proprietario può richiedere alla ditta produttrice del registratore di cassa, di rottamarlo. Nel caso in cui venga effettuata tale richiesta, l’impresa è obbligata a richiedere la consegna del libretto fiscale insieme al documento di trasporto che indica il modello, la marca e il numero di matricola del device.
Va detto che rapportato al tempo di utilizzo che se ne fa, il costo di un registratore di cassa è comunque irrisorio (dipende il modello potrebbe variare tra i 300€ e i 1.000€).